Tutti (o quasi) i registi hanno nel curriculum film dei quali è giusto vergognarsi. Opere talmente brutte che spesso (almeno a Hollywood) si adottano degli pseudonimi per disconoscerne la paternità (
Alan Smithee è il nome più usato).
Poi, certo, ci sono film solo brutti e altri straordinariamente osceni. Di una inguardabilità che va al di là del trash o dell’orrido. Per fare un esempio, Scorsese con “Aviator” non ha fatto una ciofeca, semplicemente una pellicola mediocre (almeno rispetto a tutto il resto della sua filmografia). Lo si può perdonare.
Ma – e veniamo a noi – Guy Ritchie proprio no.
Lui è noto agli appassionati di cinema per gli ottimi “Lock & Stock - Pazzi scatenati” e “Snatch - Lo strappo”, ma è (ahilui) conosciuto anche da chi non frequenta la settima arte per il matrimonio (fallito) con Madonna.
Un regista talentuoso e originale che, negli anni in cui la popstar Ciccone gli era vicino, ha diretto uno dei film più inutili e brutti della storia del cinema, quel “
Travolti dal destino”, remake dell'italiano “Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto”, che su IMDB si merita un sonante 3,6 di voto.
Per risollevarsi da tale scempio, servivano minimo 5 capolavori. “Sherlock Holmes”, suo ultimo parto, non è un capolavoro. Ma è un buon inizio per la redenzione.
Veloce, accattivante, con due protagonisti carismatici e in gran forma, una sceneggiatura che regge e intriga e una regia convincente. I puristi del detective di Baker Street storceranno il naso per alcune “licenze poetiche” che il regista si è preso, ma indubbiamente questo Sherlock Holmes coglie nel segno.
VOTO 7,5 (al film, 6 a Ritchie, su cui peserà ancora per molto il fardello di quel terribile orrore – che, guarda caso, aveva come protagonista proprio l’allora consorte…).
G.S.