venerdì 21 maggio 2010

Intervista a Giuseppina Torregrossa - "L'assaggiatrice" / "Il conto delle minne"

Giuseppina Torregrossa, più che una scrittrice, è una pasticcera di identità: nei suoi due romanzi, “L'Assaggiatrice” e “Il conto delle minne”, si alternano e rimescolano personaggi amabilmente atipici insieme a figure dalle mosse pronosticabili, nonni buoni patriarchi e arcigne zie esperte di sesso e vendetta, bambine già cresciute e madri bisognose di reinventarsi.

Con una scrittura descrittiva e sinestetica che è tutta un fiorire di metafore culinarie in cui gli uomini hanno le forme e l'aroma del caffè appena tostato e le donne la morbidezza ed il gusto deciso dei dolci alla ricotta, i racconti narrati, in un impasto linguistico in cui i vocaboli dialettali figurano come canditi in una crema “all'italiana”, sono storie di adulterio e soggiogazione, di amori trasognati o rovinosi, di buone usanze e malcostumi familiari.

Le sue donne sono casalinghe disperate nel senso meno telefilmico del termine; donne in cerca di emancipazione il cui destino amoroso è fatto talvolta di soli fugaci incontri, talaltra di annose e scombussolanti relazioni; donne sanguigne, cerimoniose, dal fare allusivo e consapevole; donne “attapanate” delle sabbie mobili dell'esistenza, per le quali ogni piccolo movimento è uno sprofondare ulteriore; donne che al nero di una vedova preferiscono un rosso sfacciato e rilevatore di intenzioni, ma anche donne disposte a scendere a patti coercitivi con mariti fedifraghi e usurpatori, uomini solenni e lapidari tanto nella promessa quanto nella smentita, su cui esse riescono in ultimo ad avere la meglio.

Agatina delle “Minne” è una bimba timida, timorosa, inquieta, ingorda, compulsiva; L'Assaggiatrice-Angela è invece una donna spiazzata ma volitiva, un'ammaliatrice annoiata, istintiva, coscientissima, silenziosa, sentenziosa. Sono due personaggi femminili che imparano, crescendo, a prendere la vita a morsi, alla ricerca di una tenerezza improbabile in uomini mossi dai più bassi istinti e da una virilità ostentata che si ritira vigliacca e veloce dinnanzi all'autenticità dei sentimenti.

Sono donne che nei rispettivi retrobottega apparecchiano, contrariate e solerti, le affollate tavole delle proprie vite.

Di questo e tanto altro ci parla la stessa Giuseppina Torregrossa, autrice dei due romanzi, nell'intervista rilasciata a Stradanove >> LEGGI QUI
Luca Fiorini



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