Prendersi, lasciarsi, raffreddarsi. E poi riprendersi, rimescolarsi, riscaldarsi: appetito involontario e genuino o più spesso opportunistica e preventivata “voglia di qualcosa di buono”? Dove finisce l’apri&gusta dei languorini di cuore e comincia il dolce conforto di quel che è già noto al palato? E se dopo un primo salto in padella ci si è cotti doverosamente a puntino, con quanta facilità un secondo giro di fiamma può bruciare irrimediabilmente ogni cosa?
Il “ciao amore, ciao” non è forse mai troppo immediato per nessuno, e fra “pietre” da “mettere sopra” e nuovi “papi” da proclamare c’è anche chi il tasto
reset non vuole premerlo per scelta o per giustificabile impreparazione. Il riciclaggio sentimentale, del resto, non è cosa per tutti, proprio come le “battute di caccia” non sono attuabili in qualunque stagione.
Meglio quindi riscaldare la “solita minestra” correndo il rischio che finisca per non piacere più a nessuno oppure voltare pagina sul proprio ricettario amoroso in cerca di stuzzicherie su cui sperimentare ex novo ingredienti, dosaggi e tempi di cottura?
Ma soprattutto: un buon microonde cardiaco può davvero riattivare le nostre più intime “lunghezze d’onda” o è forse consigliabile rimandare le grandi abbuffate a fronte di altri, succulentissimi banchetti?
E insistendo ancora su una metafora culinaria così farsesca e calzante – oh nostri telematici gastronomi dei tavoli per due – vi chiediamo:
nuovelle cousine o antichi sapori? Vecchi patetici paté o inedite forchette circospette?
L.F.