lunedì 13 dicembre 2010

Volontariato appagato – l'esperienza di Lara Dalloli

Non esiste un’età giusta per fare volontariato, ma esiste il “momento giusto”, come per ogni cosa: serve sentirsi pronti a donare un pezzo di sé agli altri, maturando la doverosa intenzione, assecondando lo slancio migliore.

I beneficiari dell'attività di volontariato, perfetti sconosciuti per chi si avvicina a questa dimensione, sono destinati a divenire inconsapevoli insegnanti di vita, guide capaci – pur senza aspirarvi – di favorire un'autentica crescita caratteriale. Il volontariato è un'esperienza irripetibile: lo è sempre, a tutte le età, perché prende le mosse da una forma di amore verso il prossimo che gratifica nei fatti, senza bisogno dei detti. Fare del bene agli altri appaga e basta.

Essere volontari è formativo, pedagogico, corroborante: c'è da essere presenti e festosi, per sostenere un malato di Leucemia nelle sue giornate più opprimenti; c'è da rifare i conti con le proprie urgenze, quando nei canili si intravedono musi boccheggianti dalle reti; c'è da compiacersi dell'irripetibilità dei nostri sensi, se si ha a che fare con chi è impossibilitato a vedere o a camminare; e non c'è da imparare, per il bene delle nostre memorie scioperanti, quando è un anziano a raccontarci quel che è stato e che mai più sarà. Ma c'è sopratutto da condividere: esperienze, tempo, emozioni, parole.

E c'è da farlo disinteressatamente, perché è nell'affetto imparziale, nel bene magnanimo, scevro di retorica, orfano di prestiti, nudo di pietismi, che si impara a conoscere il senso più impareggiabile dell'amore per gli altri.

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