mercoledì 15 dicembre 2010

Intervista a Lella Costa - "Ragazze nelle lande scoperchiate del fuori"

Ragazze nelle lande scoperchiate del fuori – di e con Lella Costa.

Trae spunto dalla parafrasi calviniana del mito di Orfeo ed Euridice il nuovo recital di Lella Costa, scritto al fianco di Massimo Cirri e Giorgio Gallione.

Al suo centro ci sono le donne, la genetica, la letteratura, l'assetto societario. Si parla di retaggi, di conti ancora aperti: si fa il contropelo. Si ride di mestruazioni e contraddizioni, si commentano lavastoviglie e lavoratrici.

C'è tutto un mondo, in un monologo: c'è un autentico e non fallocentrico catalogo di modernità, nella forza e nella foga dell' "ancora tanto da fare".

E c'è sopratutto Euridice, vagante ma mai vaga nella voce e nei versi di Lella Costa, sul palco di quelle Ragazze antimisogine e dissacranti, scardinanti e meravigliosamente potenti. Così a spasso nel mondo, così spesso. Così.
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Luca Fiorini

In scena martedì 14, mercoledì 15 e giovedì 16 dicembre alle ore 21.15, presso il Cinema Teatro Michelangelo di Modena.

Info: Tel. 059 343662 / http://www.cinemateatromichelangelo.com/

lunedì 13 dicembre 2010

Volontariato appagato – l'esperienza di Lara Dalloli

Non esiste un’età giusta per fare volontariato, ma esiste il “momento giusto”, come per ogni cosa: serve sentirsi pronti a donare un pezzo di sé agli altri, maturando la doverosa intenzione, assecondando lo slancio migliore.

I beneficiari dell'attività di volontariato, perfetti sconosciuti per chi si avvicina a questa dimensione, sono destinati a divenire inconsapevoli insegnanti di vita, guide capaci – pur senza aspirarvi – di favorire un'autentica crescita caratteriale. Il volontariato è un'esperienza irripetibile: lo è sempre, a tutte le età, perché prende le mosse da una forma di amore verso il prossimo che gratifica nei fatti, senza bisogno dei detti. Fare del bene agli altri appaga e basta.

Essere volontari è formativo, pedagogico, corroborante: c'è da essere presenti e festosi, per sostenere un malato di Leucemia nelle sue giornate più opprimenti; c'è da rifare i conti con le proprie urgenze, quando nei canili si intravedono musi boccheggianti dalle reti; c'è da compiacersi dell'irripetibilità dei nostri sensi, se si ha a che fare con chi è impossibilitato a vedere o a camminare; e non c'è da imparare, per il bene delle nostre memorie scioperanti, quando è un anziano a raccontarci quel che è stato e che mai più sarà. Ma c'è sopratutto da condividere: esperienze, tempo, emozioni, parole.

E c'è da farlo disinteressatamente, perché è nell'affetto imparziale, nel bene magnanimo, scevro di retorica, orfano di prestiti, nudo di pietismi, che si impara a conoscere il senso più impareggiabile dell'amore per gli altri.